CONFINAMENTO IDRICO DI UN AMBITO SOTTO SOGLIA – CHIRURGIA IMPERMEABILIZZATIVA

Il solito problema oramai più che ricorrente è quello delle problematiche infiltrative derivanti dagli ambiti sotto soglia. “C’era una volta”, ovvero quando per accedere ad un terrazzo di copertura praticabile i progettisti prevedevano la realizzazione di un vero e proprio gradino più che consapevoli del fatto che la quota del limite impermeabilizativo, anche a livello delle soglie delle porte finestre di accesso alla fine doveva essere sempre superiore a quella della pavimentazione dei terrazzi praticabili.

Col passere del tempo, soprattutto per problemi di mancanza di quote sufficienti e di aspetto architettonico è rimasto sempre il gradino interno mentre, all’esterno, il dislivello tra pavimentazione e partizione intradossale delle suddette soglie si riduceva drasticamente a zero o al massimo a un paio di centimetri. In questo caso il progettista prima della posa delle soglie prevedeva l’estensione del sistema impermeabile  anche a livello degli ambiti sotto soglia, modellati con displuvio verso l’esterno, compreso le relative spallette laterali. E fin qui tutto bene sino a quando questi dettagli sono scomparsi dalla scena progettuale, con conseguente installazione delle suddette soglie prima della realizzazione del sistema impermeabile dove l’impermeabilizzatore, pur cercando in qualche modo di confinare idricamente il salto di quota tra il piano impermeabilizzativo e l’intradosso delle soglie  riusciva ancora a salvarsi in corner quando tra quest’ultimo e la pavimentazione finita restava un dislivello di almeno 1 cm..

Il successivo arrivo della normativa sulle barriere architettoniche e che prevede nel merito dell’accessibilità un dislivello massimo di 2 cm tra le varie pavimentazioni è da considerarsi sicuramente l’inizio del delirio infiltrativo dagli ambiti sotto soglia.

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AMBITO SOTTOSOGLIA - Problematica infiltrativa - senza contorno e senza intestazione

Problema ampliatosi a dismisura da quando poi alcuni progettisti hanno cominciato a “pretendere” la parità di quota tra pavimentazioni interne ed esterne e profilo di base del serramento di pari quota.

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In questi casi i realizzatori dei serramenti pur progettando vaschette e contro vaschette grigliate di ogni tipo e sorta per la raccolta e lo smaltimento delle acque in prossimità del serramento alla fine prevedono sistemi  di confinamento idrico a livello impermeabilizzativo che non sono sicuramente in grado di garantire la loro tenuta idrica nel tempo.

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A questo punto, considerato l’esponenziale proliferare di questo tipo di problematiche infiltrative, più di 40 anni fa mi sono letteralmente inventato la soluzione denominata “confinamento idrico degli ambiti sotto soglia tramite “vaschetta” in lastra di piombo, di cui quello sottostante è uno delle centinaia esempi che ha caratterizzato da allora la mia attività professionale.

Terrazzo di copertura caratterizzato da una problematica infiltrativa derivante da un ambito sotto soglia, in fase di costruzione del fabbricato, non debitamente confinato idricamente.

Dopo aver asportato la soglia in pietra lapidea esistente ed aver preparato murariamente, sia il piano, sia le spallette laterali della porta finestra in interesse in modo da ricevere la nuova vaschetta in lastra di piombo si è proceduto alla sua realizzazione in opera.

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Prima della sua posa definitiva si è proceduto a trattare le superfici murarie con le quali sarebbe venuta a contatto (il contatto diretto del piombo con qualsiasi tipo di superficie muraria ne provoca il suo più che rapido degrado) tramite compound bituminoso tratto da spezzoni di membrana bituminosa, previa adeguata preparazione della partizione del sistema impermeabile esistente di tipo bituminoso messo in luce a seguito della demolizione di una partizione della pavimentazione esterna, tramite sua sfiammatura, scazzuolatura e livellamento.

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Dopo aver ricollocato la suddetta “vaschetta” nella sua sede si è provveduto a prepararla tramite suo preriscaldamento e successivo riporto di bitume ossidato caldo al fine di permettere il suo perfetto raccordo a tenuta con le successive membrane bituminose applicate per ricostituire la continuità di tenuta tra questa e il sistema impermeabile esistente.

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E alla fine, per ricostituire la tenuta idrica tra questa e il sistema impermeabile esistente si è proceduto ad applicare una doppia membrana bituminosa, di cui quella a finire, ovviamente di tipo “antiradice” e ovviamente con saldature a scalare sia a livello della suddetta “vaschetta”, sia a livello del sistema impermeabile esistente, per poi finire col rimontare la soglia in pietra lapidea oggetto di precedente rimozione.

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MP/sm

 

 

 

PER LA SERIE SFIAMMARE… A COSA SERVE? – 2

Ricordate questo articolo?https://chirurgiaimpermeabilizzativa.wordpress.com/2019/02/19/sfiammare-a-cosa-serve/

Bene questo è un altro esempio di quello che oramai sta usualmente accadendo, soprattutto quando si affida la realizzazione di un sistema impermeabile a dei veri e propri incompetenti (per non dire di peggio). Nonostante i produttori di membrane si sforzino ad indicare le metodologie di applicazione e/o ad organizzare corsi di applicazione questo è il risultato. Qualcuno sicuramente eccepirà sul fatto che questo problema riguarda solo una minima parte di quanto viene realizzato, però per quello che mi capita di vedere oramai quasi giornalmente, vi posso assicurare che questo problema si sta evolvendo in maniera esponenziale. Oramai imprese di costruzioni, manutentori edili, idraulici, piastrellisti, ecc. sono diventati quasi tutti dei provetti impermeabilizzatori. Se poi gli chiedi la ragione di un simile obbrobrio in alcuni casi si giustificano dicendoti “sa geometra ma io ho fatto un corso di applicazione che è durato tre giorni” e a questo punto non possono che caderti le braccia. La cosa peggiore sta poi nel fatto che simili problemi ti capita di riscontrali anche a livello di sistemi impermeabili realizzati da vere e proprie ditte di impermeabilizzazione per altro blasonate e a questo punto oltre che a caderti le braccia ti chiedi anche “ma dove andrà a finire questo settore”. Possibile mai che si stia perdendo del tutto la cultura di questo “mestiere”!

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CHIRURGIA IMPERMEABILIZZATIVA: UNA FILOSOFIA DI VITA

In vista del prossimo convegno a cui parteciperò in qualità di relatore mi trovo a riflettere sul mio modo di approcciare questo settore che spesso si discosta da quello delle altre persone.
Mi trovo ad esempio spesso di fronte a proposte progettuali di totali ripristini di coperture che stanno in ottimo stato solo perché chi ha analizzato la situazione non è stato in grado di capirne le effettive problematiche ed ha pensato di fare un intervento radicale (nonché decisamente oneroso) per cassarle.

La chirurgia impermeabilizzativa invece, mia filosofia di vita da 50 anni, presuppone invece un’attenta analisi della situazione, anche attraverso una serie di sondaggi ispettivi a campione, che mi consente di individuare di volta in volta quale sia la soluzione migliore da adottare per risolvere la situazione spesso e volentieri risolvibile con dei limitati (nonché meno dispendiosi) interventi su qualche dettaglio trascurato.

Ma, cosa succede quando questa analisi della situazione non viene effettuata nella maniera corretta?
Eccovi un paio di foto che vi danno la risposta:
si stratificano, una sopra all’altra, una serie sterminata di membrane bituminose fino a creare uno spessore incredibile di materiale che però non riesce ad assolvere alla funzione per la quale è stato concepito, poiché viene realizzato senza sapere neanche  dove sia l’effettivo problema da risolvere o da cosa sia stato originato.

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In questo caso specifico le problematiche infiltrative derivavano dal solito errato raccordo del sistema impermeabile esistente con il perimetro dei vani di aerazione protetti da grigliato. Errato raccordo che si è continuato a mettere in atto nel corso dei diversi precedenti interventi di ripristino (quanti soldi buttati al vento!).

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Ora dopo un attenta analisi del problema il tutto si sta risolvendo ripristinando la continuità di tenuta idrica tra il sistema impermeabile originale ultra quarantenne e il perimetro dei suddetti vani di aerazione tramite l’installazione di un’adeguata lattoneria sotto manto, ovviamente in acciaio inox AISI 304 spess. 7/10 di mm., compreso i giunti in lastra di piombo in corrispondenza di quelli strutturali, il tutto  debitamente raccordato a tenuta con il suddetto sistema impermeabile originale.

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MP/sm