SCUOLA DI “CHIRURGIA IMPERMEABILIZZATIVA” – Questa volta senza foto ma tramite dei video

Corsello di accesso di un corpo box interrato di un supercondominio interessato da diverse decine di vani di aerazione protetti da grigliati. A causa, sia della vetustà dei suddetti grigliati, sia dalle problematiche infiltrative che li caratterizzavano, per non vanificare l’adeguamento antincendio del sottostante corsello il committente ha deciso di provvedere, sia alla sostituzione dei suddetti grigliati, sia di cassare le suddette problematiche infiltrative che si evidenziavano per la loro maggior parte lungo il loro contorno, non tramite il ripristino generale della copertura del corsello ma solo in corrispondenza del loro perimetro.

Dopo aver demolito linearmente, su entrambi i lati, una partizione della pavimentazione esistente avendo la massima cura di mantenere totalmente indenne il sistema impermeabile originale (ultracinquantenne, cartonfeltri bitumati intercalati tra spalmature di bitume distillato), aver asportato i vecchi grigliati, ricostruito la loro sede si appoggio, ripristinato la loro partizione frontale, si è proceduto all’installazzione delle nuove lattonerie sottomanto.

“A coronamento del perimetro interno dei vani intercapedine, fornitura e posa in opera di nuove lattonerie sottomanto, in lastra di acciaio INOX AISI 304, spessore 7/10 di mm e sviluppo mm 250, fissate a quinconce, a mezzo tasselli ad espansione “HILTI HPS-1 6/15X10″, in ragione di nr 1 ogni cm. 25~30, compreso doppi filari di rivetti e saldature a stagno”

https://studio.youtube.com/video/QRyLxUc0xuw/edit/basic

“Preparazione di quella partizione di sistema impermeabile originale, messo in luce a seguito delle precedenti demolizioni, tramite sua totale sfiammatura scazzuolatura e livellamento.”

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“Preparazione di tutte le nuove scossaline sottomanto, tramite loro preriscaldamento e successiva spalmatura con compound bituminoso caldo, ricavato da spezzoni di bitume ossidato in pani”

https://studio.youtube.com/video/sc6wY5CrmgI/edit/basic

“Ripristino della continuità di tenuta idrica della copertura in interesse tramite: fornitura e posa in opera, a mezzo fiamma di bruciatore a gas propano, di una prima membrana bituminosa di tipo plastomerico, armata con TNT di poliestere, spessore mm. 4 e di una seconda anch’essa di tipo plastomerico e armata con TNT di poliestere a filo continuo, additivata in mescola con “PREVENTOL B2” antiradice, compreso saldature di raccordo a scalare, a livello, sia del sistema impermeabile originale, sia  delle nuove lattonerie sottomanto.”

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https://studio.youtube.com/video/tXCFNCQOrwE/edit/basic

https://studio.youtube.com/video/aFJ8VhPGy1U/edit/basic

Questo è il risultato finito e ovviamente sino ad ora sembra che anche tutte le precedenti problematiche infiltrative siano state risolte (intervento di ripristino oramai in fase di finitura ma che è durato oltre 8 mesi).

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Si ringraziano per la fattiva collaborazione:

L’Impresa STEFANELLI S.r.l. realizzatrice delle opere murarie

La LATTONERIA VALENZA S.r.l. realizzatrice delle opere di lattoneria.

La EDILCOPERTURE S.r.l. realizzatrice dei ripristini impermeabilizzativi

MP

Canale YouTube – MARIO PICCININI

Buona parte di voi potrebbe non essere a conoscenza che il sottoscritto ha anche un canale YouTube nel quale sono presenti tutta una serie di video riguardanti sia l’applicazione delle membrane bituminose, sia la realizzazione di alcuni dettagli quali la metodologia per la preventiva preparazione delle lattonerie sotto manto e dei bocchettoni in lastra di piombo che vale anche per quelli prefabbricati in neoprene. Dato che qualcuno di Voi che li ha visti mi ha fatto notare che potrebbero essere dei filmati didattici approfitto di questo articolo, sperando che la cosa vi possa interessare, per  riportarvi i vari link di accesso suddivisi per ogni tipologia di lavorazione.

Applicazione di una membrana bituminosa sulla partizione verticale di un canale di gronda occulto

Applicazione di una membrana bituminosa sulle partizioni piane di una rampa carraia

Preparazione di una ciabatta di raccordo di un bocchettone in lastra di piombo

Un intervento di chirurgia impermeabilizzativa a livello di un bocchettone di tipo passante.

Preventiva preparazione della lattonerie sotto manto previo loro preriscaldamento e successiva spalmatura di bitume caldo.

Preparazione manuale di alcune partizioni di un sistema impermeabile originale multistrato

Preparazione di un sistema impermeabile originale multistrato tramite apposita attrezzatura

Raccordo di una membrana bituminosa con la ciabatta in lastra di piombo di un doccione sub orizzontale.

Terrazzo di copertura praticabile – Posa della seconda membrana bituminosa di tipo antiradice.

MP

 

CHIRURGIA IMPERMEABILIZZATIVA – COME SEMPRE……….

Ricordate l’articolo che ho pubblicato nel Luglio del 2015 “ANALISI PRE INTERVENTI DI CHIRURGIA IMPERMEABILIZZATIVA – ATTO 1°”. Se non ve lo ricordate vi consiglio di andare a rileggervelo poiché questo articolo riguarda gli interventi di ripristino puntuali messi in atto, sia per eliminare le problematiche infiltrative che si evidenziavano lungo il perimetro degli innumerevoli vani di aerazione protetti da grigliato, sia per ripristinare il sottostante sistema strutturale per il sostentamento di questi ultimi.

ANALISI PRE INTERVENTI DI CHIRURGIA IMPERMEABILIZZATIVA – ATTO 1°

Stato di fatto

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Eccovi la documentazione fotografica riguardante le varie fasi lavorative.

  • Demolizione in corrispondenza del perimetro dei vani di aerazione interessati dall’intervento di ripristino e per una larghezza non inferiore a 50 cm. dell’attuale pavimentazione in lastre di porfido, compreso il loro sottofondo di allettamento, avendo cura di mantenere del tutto indenne il sottostante sistema impermeabile originale, compreso la sottostante struttura in mattoni pieni a sostentamento dei loro grigliati di protezione.

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Ripristino della sotto struttura a sostentamento dei grigliati di protezione.

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Ripristino delle partizioni frontali dei vani di aerazione e della partizioni intradossali di contorno della soletta di copertura.

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Fornitura e posa in opera delle nuove lattonerie sotto manto in lastra di acciaio inox AISI 304, spess. 7/10 di mm, fissate a quinconce in ragione di n° 1 tassello ogni 20/25 cm. comprese quelle a protezione delle putrelle rompitratta.

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Preparazione di quelle partizioni di sistema impermeabile originale messe in luce a seguito della demolizione delle partizioni di pavimentazione sovrastanti, tramite loro sfiammatura, scazzuolatura e livellamento e preparazione delle “ciabatte” di raccordo della suddette lattonerie sotto manto tramite loro pre riscaldamento e successiva spalmatura con bitume ossidato caldo.

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Ripristino della continuità del sistema impermeabile esistente tramite fornitura e posa in opera a mezzo fiamma di bruciatore a gas propano di due membrane bituminose di tipo plastomerico da 4 mm. di spessore ed entrambe armate con T.N.T di poliestere, di cui quella a finire di tipo antiradice, compreso saldature a scalare in corrispondenza, sia del raccordo con il sistema impermeabile esistente, sia del raccordo con le nuove lattonerie sotto manto.

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Posa in opera dei nuovi grigliati di protezione, compreso la formazione del loro cordolo di ancoraggio perimetrale.

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Ripristino delle partizioni di pavimentazione originale oggetto di precedente demolizione, con recupero delle lastre di porfido precedentemente rimosse ed accantonate provvisoriamente nell’ambito delle aree di intervento, compreso interposizione di elemento desolidarizzante in cartonfeltro bitumato da gr/mq 300.

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E questo è il risultato finale.

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Considerato che non passa giorno che mi capita di ricevere, per esprimere un parere, dei capitolati, predisposti per il ripristino di coperture piane da altri professionisti, ricolmi di incongruenze di carattere realizzativo,  soprattutto per quanto riguarda i vari dettagli esecutivi riguardanti le opere di ripristino impermeabilizzativo, spero che questo articolo possa servire a coloro i quali avranno la possibilità ma soprattutto la voglia di leggerselo,  per evitare di cadere nelle suddette incongruenze, tenuto conto che le modalità di intervento riportate nella numerosa documentazione fotografica allegata possono essere adottate anche nel caso, sia di un ripristino generale di una copertura, sia della realizzazione di una nuova copertura.

Si ringraziano per la fattiva collaborazione:

La DAUSE COSTRUZIONI S.r.l. Impresa che ha realizzato le opere murarie e soprattutto il Geom. Fontana, suo legale rappresentante, che ha seguito e coordinato giornalmente i lavori.

L’ormai mitico lattoniere Joele che ha realizzato tutte le opere di lattoneria.

La EDILCOPERTURE S.r.l. che ha realizzato le opere impermeabilizzative e soprattutto le sue maestranze, Massimo, Quintino e Daniel, per la cura e la pazienza con cui le hanno realizzate e curato i loro dettagli.

Al prossimo articolo.

MP

N.B.: Dato che a seguito della pubblicazione sui vari social di questo articolo, sicuramente qualcuno scatenerà l'”inferno” per quanto riguarda la sicurezza, anticipo che le varie protezioni le ha fatte rimuovere provvisoriamente il sottoscritto per poter predisporre la varia documentazione fotografica.   

ERRORI E/O ORRORI IMPERMEABILIZZATIVI

Trattasi dei vari sistemi impermeabili  realizzati a suo tempo nel corso dell’ edificazione  di un  nuovo fabbricato. Sistemi impermeabili la cui realizzazione era stata affidata ad una nota nonché blasonata Ditta di impermeabilizzazioni. Bene date un’occhiata al sottostante report fotografico ed esprimete il Vs. parere. Io ho già dato tant’è vero che buona parte dei sistemi impermeabili sono stati  integralmente ripristinati.

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Come potete ben vedere la sfiammatura delle varie membrane per alcune aziende del settore è sicuramente da considerarsi un optional applicativo.

Poi mi domando come si faccia lontanamente a pensare di poter riuscire a “saldare” a livello di una partizione verticale di una copertura una membrana bituminosa da 1 ml di altezza e di più di 5 ml. di lunghezza? Forse qualcuno di Voi è in grado di spiegarmelo?

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Quello che è certo e che il risultato è questo.

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La stessa domanda ve la pongo per la posa di questa membrana a livello di una delle partizioni piane della copertura. Ma secondo Voi con questa metodologia di applicazione alla fine questa membrana risulterà perfettamente saldata a quella sottostante, tenuto conto che non si sono degnati di asciugare l’acqua ancora presente su quest’ultima?

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Considerate le pieghe e le zone di dissaldatura c’è da scommetterci che anche la membrana trasversale predisposta in precedenza sia stata applicata nello stesso modo compreso il suo raccordo con il bordo esterno del grigliato di protezione.

Questo rappresenta uno dei tantissimi esempi dell’evoluzione (io direi invece dell’involuzione) nella realizzazione dei sistemi impermeabili.

MP

CONFINAMENTO IDRICO DI UN AMBITO SOTTO SOGLIA – CHIRURGIA IMPERMEABILIZZATIVA

Il solito problema oramai più che ricorrente è quello delle problematiche infiltrative derivanti dagli ambiti sotto soglia. “C’era una volta”, ovvero quando per accedere ad un terrazzo di copertura praticabile i progettisti prevedevano la realizzazione di un vero e proprio gradino più che consapevoli del fatto che la quota del limite impermeabilizativo, anche a livello delle soglie delle porte finestre di accesso alla fine doveva essere sempre superiore a quella della pavimentazione dei terrazzi praticabili.

Col passere del tempo, soprattutto per problemi di mancanza di quote sufficienti e di aspetto architettonico è rimasto sempre il gradino interno mentre, all’esterno, il dislivello tra pavimentazione e partizione intradossale delle suddette soglie si riduceva drasticamente a zero o al massimo a un paio di centimetri. In questo caso il progettista prima della posa delle soglie prevedeva l’estensione del sistema impermeabile  anche a livello degli ambiti sotto soglia, modellati con displuvio verso l’esterno, compreso le relative spallette laterali. E fin qui tutto bene sino a quando questi dettagli sono scomparsi dalla scena progettuale, con conseguente installazione delle suddette soglie prima della realizzazione del sistema impermeabile dove l’impermeabilizzatore, pur cercando in qualche modo di confinare idricamente il salto di quota tra il piano impermeabilizzativo e l’intradosso delle soglie  riusciva ancora a salvarsi in corner quando tra quest’ultimo e la pavimentazione finita restava un dislivello di almeno 1 cm..

Il successivo arrivo della normativa sulle barriere architettoniche e che prevede nel merito dell’accessibilità un dislivello massimo di 2 cm tra le varie pavimentazioni è da considerarsi sicuramente l’inizio del delirio infiltrativo dagli ambiti sotto soglia.

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AMBITO SOTTOSOGLIA - Problematica infiltrativa - senza contorno e senza intestazione

Problema ampliatosi a dismisura da quando poi alcuni progettisti hanno cominciato a “pretendere” la parità di quota tra pavimentazioni interne ed esterne e profilo di base del serramento di pari quota.

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In questi casi i realizzatori dei serramenti pur progettando vaschette e contro vaschette grigliate di ogni tipo e sorta per la raccolta e lo smaltimento delle acque in prossimità del serramento alla fine prevedono sistemi  di confinamento idrico a livello impermeabilizzativo che non sono sicuramente in grado di garantire la loro tenuta idrica nel tempo.

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A questo punto, considerato l’esponenziale proliferare di questo tipo di problematiche infiltrative, più di 40 anni fa mi sono letteralmente inventato la soluzione denominata “confinamento idrico degli ambiti sotto soglia tramite “vaschetta” in lastra di piombo, di cui quello sottostante è uno delle centinaia esempi che ha caratterizzato da allora la mia attività professionale.

Terrazzo di copertura caratterizzato da una problematica infiltrativa derivante da un ambito sotto soglia, in fase di costruzione del fabbricato, non debitamente confinato idricamente.

Dopo aver asportato la soglia in pietra lapidea esistente ed aver preparato murariamente, sia il piano, sia le spallette laterali della porta finestra in interesse in modo da ricevere la nuova vaschetta in lastra di piombo si è proceduto alla sua realizzazione in opera.

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Prima della sua posa definitiva si è proceduto a trattare le superfici murarie con le quali sarebbe venuta a contatto (il contatto diretto del piombo con qualsiasi tipo di superficie muraria ne provoca il suo più che rapido degrado) tramite compound bituminoso tratto da spezzoni di membrana bituminosa, previa adeguata preparazione della partizione del sistema impermeabile esistente di tipo bituminoso messo in luce a seguito della demolizione di una partizione della pavimentazione esterna, tramite sua sfiammatura, scazzuolatura e livellamento.

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Dopo aver ricollocato la suddetta “vaschetta” nella sua sede si è provveduto a prepararla tramite suo preriscaldamento e successivo riporto di bitume ossidato caldo al fine di permettere il suo perfetto raccordo a tenuta con le successive membrane bituminose applicate per ricostituire la continuità di tenuta tra questa e il sistema impermeabile esistente.

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E alla fine, per ricostituire la tenuta idrica tra questa e il sistema impermeabile esistente si è proceduto ad applicare una doppia membrana bituminosa, di cui quella a finire, ovviamente di tipo “antiradice” e ovviamente con saldature a scalare sia a livello della suddetta “vaschetta”, sia a livello del sistema impermeabile esistente, per poi finire col rimontare la soglia in pietra lapidea oggetto di precedente rimozione.

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MP/sm

 

 

 

PER LA SERIE SFIAMMARE… A COSA SERVE? – 2

Ricordate questo articolo?https://chirurgiaimpermeabilizzativa.wordpress.com/2019/02/19/sfiammare-a-cosa-serve/

Bene questo è un altro esempio di quello che oramai sta usualmente accadendo, soprattutto quando si affida la realizzazione di un sistema impermeabile a dei veri e propri incompetenti (per non dire di peggio). Nonostante i produttori di membrane si sforzino ad indicare le metodologie di applicazione e/o ad organizzare corsi di applicazione questo è il risultato. Qualcuno sicuramente eccepirà sul fatto che questo problema riguarda solo una minima parte di quanto viene realizzato, però per quello che mi capita di vedere oramai quasi giornalmente, vi posso assicurare che questo problema si sta evolvendo in maniera esponenziale. Oramai imprese di costruzioni, manutentori edili, idraulici, piastrellisti, ecc. sono diventati quasi tutti dei provetti impermeabilizzatori. Se poi gli chiedi la ragione di un simile obbrobrio in alcuni casi si giustificano dicendoti “sa geometra ma io ho fatto un corso di applicazione che è durato tre giorni” e a questo punto non possono che caderti le braccia. La cosa peggiore sta poi nel fatto che simili problemi ti capita di riscontrali anche a livello di sistemi impermeabili realizzati da vere e proprie ditte di impermeabilizzazione per altro blasonate e a questo punto oltre che a caderti le braccia ti chiedi anche “ma dove andrà a finire questo settore”. Possibile mai che si stia perdendo del tutto la cultura di questo “mestiere”!

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GIUNTO IMPERMEABILIZZATIVO PIU’ CHE DATATO – METODOLOGIA DI RIPRISTINO

Corpo box interrato con una superficie piana di circa 6.000 mq, realizzato circa a metà degli anni settanta e confinato idricamente con un sistema impermeabile di tipo tradizionale, ovvero con cartonfeltri bitumati intercalati da spalmature di bitume ossidato.
La copertura da un decennio è interessata da diverse problematiche infiltrative. Tutti i professionisti che mi hanno preceduto hanno indicato, ovviamente, quale unica soluzione di rimedio possibile il ripristino totale del sistema impermeabile esistente con un onere di spesa pari a circa 2.600.000 Euro.
Il sottoscritto dopo aver preventivamente “mappato” e analizzato le problematiche infiltrative lamentate, arriva invece alla conclusione che le cause derivano da una perdita di tenuta idrica del sistema impermeabile realizzato a livello dei giunti strutturali, da un errato raccordo del suddetto sistema impermeabile in corrispondenza dei vari vani intercapedine protetti da grigliato e da una perdita di tenuta idrica dei vari bocchettoni di scarico.
Dopo aver accertato, a seguito della messa in atto di diversi sondaggi ispettivi, che il sistema impermeabile originale era, oltre che di un’adeguata consistenza, anche in un ottimo stato di conservazione, il sottoscritto propone al Cliente (Supercondominio) un intervento di chirurgia impermeabilizzativa  da mettersi in atto solo nell’ambito delle suddette partizioni di copertura (giunti strutturali, perimetro vani di aerazione e perimetro vani di aerazione a cielo aperto). Questo tenendo conto che comunque, gli interventi di ripristino puntuale, non sarebbero stati fine a se stessi poiché nel caso in cui, in futuro, dovesse esserci la necessità, a mio giudizio oltremodo remota, di provvedere al ripristino integrale della stessa, le opere già eseguite sarebbero rimaste totalmente in essere. Verrebbero infatti escluse dall’appalto di ripristino generale, con conseguente minor aggravio di spesa pari a circa quella già sostenuta in precedenza, ed il tutto con un preventivo onere di ripristino pari a circa 900.000 euro in cui sono ricompresi anche gli oneri per la sostituzione dei grigliati a protezione dei vari vani intercapedine con nuovi a norma e zincati a caldo, nonché tutta una serie di ulteriori interventi non direttamente connessi con la copertura del corpo box.

Dopo un dibattito con i vari Consiglieri del condominio durato quasi tre anni (più di 20 riunioni collegiali nel corso delle quali il sottoscritto ha avuto con alcuni di loro degli scontri verbali di non poco conto anche sulla serietà professionale del sottoscritto), finalmente l’Assemblea Condominiale ha deciso di dar corso agli interventi di ripristino puntuale suggeriti.

Premesso che i suddetti interventi di ripristino, già stati, per altro, messi in atto ed ultimati a livello della prima delle quattro partizioni di copertura in cui è stato suddiviso l’appalto, sono risultati del tutto risolutivi.
Questo articolo riguarderà prettamente la metodologia utilizzata per il ripristino, sia della tenuta idrica dei giunti strutturali, sia quella dei bocchettoni di scarico.

Bocchettoni di scarico

Dopo aver messo in luce e demolito la caldana cementizia realizzata a protezione del sistema impermeabile si è proceduto: alla demolizione del bocchettone di scarico esistente; alla preparazione della partizione di sistema impermeabile originale tramite sua sfiammatura, scazzuolatura e livellamento: alla realizzazione in opera di un nuovo bocchettone in lastra di piombo ed alla sua successiva installazione e per finire al suo debito raccordo tramite applicazione di una doppia membrana bituminosa, di cui quella a finire di tipo antiradice e, ovviamente, con loro saldatura a scalare a livello, sia del sistema impermeabile esistente, sia della ciabatta di raccordo dei suddetti bocchettoni di scarico.

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Giunti impermeabilizzativi

Dopo aver messo in luce i giunti impermeabilizzativi interessati dal loro ripristino e dopo aver demolito, per una larghezza di circa 1,00 ml per parte, della caldana cementizia realizzata a protezione del sistema impermeabile originale ed aver accertato che buona parte di questi erano già stati interessati da diversi precedenti interventi di ripristino realizzati in modo più che indecente e pertanto non risolutori (a questo punto si sono capite le ragioni di tanta ostilità, nei confronti del sottoscritto, da parte di alcuni consiglieri, dato che questi erano stati i supervisori degli stessi), per il ripristino della loro tenuta idrica si è proceduto nel seguente modo:

  • demolizione totale dei successivi sistemi impermeabili realizzati a cavaliere dei giunti impermeabilizzativi originali, sino alla messa in luce del sistema impermeabile originale. Le membrane bituminose utilizzate per la realizzazione dei suddetti interventi di ripristino oltre che non essere state saldate tra di loro non erano state debitamente saldate e raccordate a tenuta con il suddetto sistema impermeabile originale ;
  • demolizione della lastra di piombo posata “piatta” e non sagomata ad omega rovescia, realizzata originalmente per il confinamento idrico del giunto strutturale. L’avere posato la suddetta lastra di piombo in modalità “piatta” e non sagomata ad omega rovescia è sicuramente da considerarsi la ragione principale della perdita di tenuta idrica dei giunti impermeabilizzativi. Infatti, dopo un circa un ventennio, questa si è lacerata in corrispondenza proprio di quello strutturale non riuscendo più a compensare i movimenti termo dilatativi delle varie partizioni di soletta di copertura che si venivano a scaricare in quegli specifici ambiti.

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  • alla messa in luce della sede muraria dei vari giunti strutturali;
  • alla preparazione della partizioni di sistema impermeabile originale, messe in luce a seguito delle precedenti demolizioni, tramite loro sfiammatura scazzuolatura e livellamento;

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  • alla fornitura e posa in opera a livello della partizioni di sistema impermeabile originale di una prima membrana bituminosa di tipo plastomerico;

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  • alla predisposizione in corrispondenza degli incroci tra i vari giunti strutturali di un apposito elemento di sostegno e rinforzo in lastra di piombo debitamente sagomata e saldata a stagno e preventivamente trattata, per prevenire la sua eventuale corrosione se a contatto con le superfici murarie, con bitume fuso;

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  • al montaggio a livello della sede di quello strutturale del nuovo giunto “Neodyl 33” debitamente raccordato alla suddetta prima membrana bituminosa;

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  • all’inserimento nella sede del nuovo giunto “Neodyl 33” del suo apposito cordone compensativo;

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  • fornitura e posa della seconda membrana bituminosa, ovviamente di tipo antiradice, debitamente raccordata al suddetto “Neodyl 33” ed a scalare al sistema impermeabile originale;

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  • e, ovviamente, a seguire tutte le ulteriori lavorazioni di finitura come quelle riportate nel sottostante dettaglio, anche se questo non riguarda questa specifica tipologia di copertura.

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Parziale sequenza fotografica del sopra riportato intervento di ripristino 

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Saluti a tutti!
Al prossimo articolo!

MP/sm

P.S.: Quando riuscirò a trovarne il tempo pubblicherò anche gli articoli riguardati gli interventi di chirurgia impermeabilizzativa che si stanno mettendo in atto, a livello, sia dei vani di aerazione delle varie intercapedini protette da grigliato, sia delle murature poste a confinamento perimetrale dei vani di aerazione a cielo aperto. 

RIFLESSIONI DI SILVIA MASSONE

Era da tempo che volevo pubblicare questo articolo dettato dal fatto di porre termine una volta per tutte sulle ingerenze nonché commenti da parte di tutta una serie di professionisti, soprattutto quelli che trattano di sicurezza sul lavoro, che anziché compiacersi sul fatto che qualcuno abbia la voglia e l’interesse di dedicarsi a questa specifica attività, si sono prodigati ad evidenziare il fatto che Silvia Massone stava lavorando non rispettando le regole sulla sicurezza.

  • Mancanza di scarpe antinfortunistiche. Abbaglio solenne poiché quelle che indossava indiscutibilmente lo erano.
  • Parte delle gambe parzialmente scoperte e senza pantaloni di tipo ignifugo. Al massimo visto che era una donna una eventuale sfiammata alla meno peggio le avrebbe risparmiato la solita “ceretta” che sicuramente e ben peggio.
  • Braccia semi scoperte invece di indossare anche in questo caso un giubbino a manica lunga ignifugo, magari in fibra di amianto. Eheheheheheh
  • E per finire guanti dotati di una protezione degli avambracci  troppo corta.

Premesso che questa sua esperienza risale al mese di luglio di due anni fa con una temperatura esterna di 39 c°, mi chiedo se i vari soggetti che hanno commentato il post pubblicato sul suo profilo Facebook hanno mai provato ad applicare a mezzo fiamma di bruciatore a gas propano delle membrane bituminose a quelle temperature.

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Forse se devo rispettare la normativa sulla sicurezza l’abbigliamento da adottarsi è quello che solitamente utilizzano i vigili del fuoco quando hanno a che fare con un vero e proprio incendio?

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Per il resto no comment! Questo è comunque è il post di risposta che ha pubblicato sul suo profilo Facebook e che solo qualcuno di Voi avrà magari già letto.

Dare peso alle questioni importanti

L’altro giorno ho fatto un’esperienza per me importante sia a livello professionale che personale. Da tempo desideravo capire fino in fondo quali fossero le dinamiche che stavano dietro al mondo delle impermeabilizzazioni.
Questo è un ambito professionale al quale mi sono avvicinata relativamente da poco ma che mi ha subito colpita. Quando racconto questa mia passione la gente mi guarda spesso perplessa non riuscendo a concepire come sia possibile.
Io invece trovo che la logica che sottende ogni sistema impermeabilizzativo, la precisione che viene richiesta nella sua esecuzione, la manualità di certi operatori del settore ma soprattutto l’essere ogni volta di fronte a situazioni nuove e stimolanti, dove la cura dei dettagli è fondamentale, sia una caratteristica che non sempre si trova in altri ambiti dell’edilizia.

Decidere di provare con le proprie mani cosa significhi posare una guaina bituminosa mi è sicuramente servito per rendermi conto di quanto questo lavoro sia effettivamente difficile, di quanto tempo occorra per eseguire correttamente certe lavorazioni, di quale manualità e precisione serva per ottenere un determinato risultato.
Di questa esperienza farò sicuramente tesoro e d’ora in poi, osservando capitolati o offerte di imprese per lavorazioni di questo genere, spero di essere in grado di capire al volo, come fa il mio “maestro”, se chi scrive ha conoscenza del settore o se sta scrivendo descrizioni di lavorazioni o, ancor peggio prezzi, buttati a casaccio.

Eh già…. purtroppo questo tipo di superficialità sembra essere all’ordine del giorno in questo settore ed i risultati sono sotto ai nostri occhi in tutti i “colabrodi” dove ci troviamo ad intervenire in cui la scarsa professionalità ha consentito all’acqua di fare dei gran bei danni.

Condividendo questa esperienza avrei sperato che i miei eventuali lettori si sentissero stimolati sull’importanza di conoscere a fondo una tecnica per poterla padroneggiare, valutare ed eventualmente insegnare.
Mi ha francamente stupito leggere, che dal mio racconto, siano nate delle polemiche su questioni che trovo decisamente secondarie: pantalone lungo, corto o ignifugo…. tipologia delle scarpe, mancanza del caschetto…. ma di cosa state parlando??!!

Non voglio assolutamente dire che la sicurezza nei cantieri non sia di fondamentale importanza, anzi…. ma non ritengo assolutamente di non aver corso alcun pericolo per la mia vita indossando quell’abbigliamento.

Mi rattrista leggere che i commenti dei colleghi professionisti si siano rivolti maggiormente a degli aspetti, in questo caso, decisamente secondari piuttosto che stimolare una discussione sull’opportunità di una formazione dei professionisti sul campo attraverso la pratica e non solo attraverso i soliti convegni in cui si fa tanta noiosa teoria che spesso lascia il tempo che trova.”

Che dire…. peccato!!

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 SM/mp

SEGUITO – CHICCHE QUOTIDIANE – 22 – PERCHE’ SI CONTINUA AD AFFIDARE IL RIPRISTINO DEI SISTEMI IMPERMEABILI A DEI VERI E PROPRI INCOMPETENTI?

Vi ricordate questo articolo che ho pubblicato poco tempo fa?

https://chirurgiaimpermeabilizzativa.wordpress.com/2018/10/27/chicche-quotidiane-22-perche-si-continua-ad-affidare-il-ripristino-dei-sistemi-impermeabili-a-dei-veri-e-propri-incompetenti/

Bene guardatevi come questi incompetenti hanno ripristinato un bocchettone di scarico sub orizzontale già dall’origine predisposto da un altro, un po meno, ma sempre incompetente.

Per realizzare originalmente il sistema di scarico sub orizzontale (distanza 3,60 ml. prima di imboccare la colonna pluviale verticale) avevano utilizzato un tubo di P.V.C. bianco e un bocchettone in lastra di piombo il cui raccordo a tenuta idrica con la suddetta tubazione era stata affidata al solito “Santo Silicone”. Sistema di raccordo questo che ovviamente, dopo poco tempo, non è stato più in grado di garantire alcunché immaginiamoci poi una tenuta idrica!

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In fase di ripristino del sistema impermeabile della copertura i suddetti incompetenti oltre a tutte le nefandezze realizzative riportate nel precedente articolo hanno pensato bene, aimè, di ripristinare anche i bocchettoni di scarico sub orizzontali. In che modo, mi chiederete sicuramente? Semplice, hanno demolito la ciabatta di raccordo di quello originale infilando nel codolo di quello originale un nuovo bocchettone in lastra di piombo e anche in questo caso affidando la tenuta idrica del loro raccordo, sempre al solito ed immancabile, in questi casi, “Santo Silicone”. Chissà come mai in quello specifico ambito della copertura le problematiche infiltrative hanno continuato a persistere? Dimenticavo che considerato che il codolo del nuovo bocchettone aveva un diametro tale da non riuscire ad inserirlo nel codolo di quello originale a questo punto hanno pensato bene di tagliarlo superiormente lasciando il taglio in “bellavista”

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A questo punto i suddetti incompetenti nella convinzione che le problematiche infiltrative non derivassero dal sistema di scarico ma dal raccordo del sistema impermeabile con la ciabatta di raccordo del nuovo bocchettone di scarico hanno pensato bene di applicare in quella specifica posizione e sulle due già esistenti altre cinque membrane bituminose. Peccato però la prima non era stata saldata correttamente alla suddetta ciabatta di raccordo.

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A questo punto lascio a voi ogni ulteriore commento.

Qualcuno mi chiederà come abbiamo risolto il problema? Semplice abbiamo demolito l’intero sistema di scarico sub orizzontale sino al suo imbocco con la colonna pluviale verticale sostituendo la tubazione esistente con una in lastra di rame spess. 8/10 di mm., con giunti e curve saldate a stagno e la predisposizione di una nuova ciabatta di raccordo in lastra di piombo 18/10 mm. debitamente saldata (doppia interna ed esterna)  all’imbocco della suddetta tubazione in rame compreso, ovviamente, ripristino del raccordo di quest’ultima con il sistema impermeabile esistente, sempre che quest’ultimo lo si possa ritenere tale.

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Buon w.e a tutti.

MP/sm

 

CANALE YOU TUBE – Posa secondo foglio

Posa, su un terrazzo, della seconda membrana di tipo plastomerico, armata con TNT di poliestere a filo continuo da 160 gr/mq, spessore mm. 4 – Classe 1a – NORMA UNI 8629/2, additivata in mescola con “PREVENTOL B2” antiradice.
Da notare, per chi non fosse abituato alla cura dei dettagli ed a certe modalità di posa, che il tutto è stato debitamente raccordato, con saldature a scalare a livello delle murature di confinamento perimetrale e soprattutto, come non mi stancherò mai di ripetere e pretendere nei cantieri in cui faccio la Direzione Lavori, che i risvolti verticali devono sempre essere realizzati SEPARATAMENTE!!
SM/mp